A cura di: E. Di Filippo Balestrazzi
Casa editrice: Associazione Nazionale per Aquileia
Anno edizione: 1988
Materie: Archeologia
Formato: 17x24
Pagine: 786
2 voll. indivisibili
L’opera sulle Lucerne del Museo di Aquileia, II,1-2 di Elena Di Filippo Balestrazzi è apparsa nella collana di pubblicazioni dell’Associazione Nazionale per Aquileia, che tra l’altro ha edito il Catalogo delle Gemme a cura di G. Sena Chiesa, il Catalogo dei Vetri a cura di Carina Calvi, ma anche il primo volume delle Lucerne, dedicato alle Lucerne Firmalampen di E. Buchi. Le “Lucerne del Museo di Aquileia, 11, 1-2 della Di Filippo Balestrazzi riguardano invece tutte le lucerne fittili dei depositi di Aquileia, che non siano Firmalampen e non siano cristiane, secondo la ripartizione resasi necessaria vista la grande quantità di questo tipo di Instrumentum conservato nei Magazzini del Museo. L’opera è divisa in due volumi con un fascicoletto di appendice. Nel I volume si è data una classificazione delle forme, nel II si è affrontata la classificazione dei motivi iconografici che ornano le lucerne figurate. Il catalogo comprende 1209 esemplari di cui 878 più o meno integri e 330 frammenti, ripartiti al loro interno tenendo naturalmenle presente la cronologia ufficiale, ma utilizzando, dove era possibile, quanto suggeriva anche la letteratura sugli scavi del territorio di Aquileia. Essendo assente per la maggior parte di esse ogni riferimento ai contesti di ritrovamcnto, dovuto alla provenienza varia dei materiali, ora facenti parte di vecchie collezioni, ora frutto di raccolta sporadica, ora venuti in luce da scavi condotti in momenti precedenti l’introduzione del metodo di scavo stratigrafico, si è proceduto, come è consuetudine in simili lavori, ad una organizzazione del materiale, distinguendolo prima a seconda del tipo di produzione, al tornio e a matrice, classificandolo quindi tipologicamente. Le lucerne sono state così raggruppate secondo le classiche suddivisioni seguite dagli studiosi nella ormai vasta letteratura sulla materia, con riferimenti alle classificazioni più note e significative. Entro tali raggruppamenti si sono anche analizzati bolli e firmature, che aiutano a individuare le eventuali fabbriche di produzione. Si tratta infatti sia di lucerne di produzione locale sia di lucerne di importazione. Pur nella sostanziale adesione alle più comuni forme di classificazioni, uno degli aspetti più nuovi offerti da questa opera è la formulazione c adozione di una tipologia di tipo gerarchico, precedentemente sperimentata dalla stessa Autrice per una sola classe di lucerne, e che viene qui utilizzata per la prima volta a livello sistematico per tutto il materiale considerato. A rendere facilmente percepibile la costruzione del sistema proposto e i risultati anche quantitativi dell’analisi, sta poi appunto, in appendice ai volumi, una serie di sintesi grafiche in forma di dendrogrammi, da considerarsi come uno strumento di lavoro utile in considerazione del fatto che tutto il materiale analizzato è da vedersi come materiale campione per il territorio aquileiese. Il sistema a “tipologia aperta” dovrebbe infatti permettere di inserire nella classificazione così costruita ogni altro esemplare che dovesse in seguito venire dal territorio aquileiese. Nell’appendice al volume sono anche state inserite delle tabelle dei colori delle lucerne di Aquileia, a cui si fa riferimento nella descrizione del corpo ceramico in ogni scheda del catalogo. Le tabelle sono il risultato di un’attenta analisi basata sul confronto del colore di ogni singolo frammento sia con la tavola Munsell sia con altre tavole di colori in uso nelle moderne fabbriche ceramiche, nel tentativo di evitare ogni troppo approssimativa descrizione dcl colore del corpo ceramico.